Girada.it funziona! Ecco come ottenere alta tecnologia a prezzi stracciati (e senza truffe)

Quando si tratta di acquisti online, sono il re degli scettici.

E’ per questo che prima di parlare di Girada.it, un sito che sta diventando un vero cult tra gli appassionati di tecnologia, ho aspettato che qualcuno di mia conoscenza (nello specifico: mia sorella!) lo provasse in prima persona.

E quando il corriere le ha recapitato la nuova smart-tv fiammante presa a un costo pari a meno di un terzo del suo valore di mercato , beh…mi sono convinto!

In sostanza, Girada.it è un normale sito di e-commerce: gli oggetti in vetrina infatti, se non si ha molta pazienza e soprattutto se non si hanno problemi di liquidità, possono essere acquistati al loro prezzo di mercato, come su Amazon ad esempio.

La vera novità sta nella possibilità (non obbligo dunque) di ottenere sconti importanti a seconda di quante persone vengono invitate ad acquistare a loro volta su Girada.  Lo schema è quello dei gruppi di acquisto sociali, o social shopping, laddove invitando fino ad un massimo di tre amici ad acquistare, anzi a “prenotare l’acquisto” di un oggetto dal costo pari o superiore a quello effettuato da noi, si potranno ottenere gli sconti clamorosi promessi dal sito.

La prenotazione dell’acquisto è dunque il cardine su cui si basa Girada.it: ad esempio, se io volessi acquistare una nuova console PS4 Pro (la versione “potenziata” di PlayStation 4) al costo di soli 159 euro, mi basterebbe semplicemente prenotare l’acquisto versando 159 euro, salvarmi il codice amico che il sistema mi assegna e condividerlo tra i miei amici. Se altri tre di loro prenotano su Girada.it un oggetto dal costo pari o superiore a 159 euro, la PS4 Pro mi verrà recapitata a casa senza nemmeno i costi di spedizione!

Naturalmente questo significa che dovrà passare del tempo prima di ottenere l’oggetto al prezzo più scontato; tuttavia, se non si ha pazienza, si possono fare le seguenti azioni:

  1. esercitare il diritto di recesso entro 15 giorni: i soldi anticipati per la prenotazione vengono in questo caso totalmente rimborsati:
  2. se si hanno molti amici, condividere l’opportunità del proprio codice amico e offrire quindi la possibilità di acquisti in offerta anche a loro;
  3. affidarsi a Girada.it che in mancanza di amici a cui affidarsi per “scalare” la lista delle prenotazioni, vi assocerà in automatico ad una lista interna;
  4. acquistare in ogni momento l’oggetto a prezzo intero, pagando solo la differenza con la prenotazione;
  5. chiedere di spostare l’importo per la prenotazione ad un altro oggetto la cui lista si ritiene più facile da smaltire;
  6. iscriversi in un gruppo di acquisto privato (ce ne sono già molti in giro, sia su Facebook sia su Telegram) dove si può velocizzare lo scorrimento delle liste automatizzando l’inserimento dei codici amico.

Nello specifico, mia sorella ha atteso circa un mese per l’arrivo della propria TV; un tempo ragionevole, considerato lo sconto di circa l’80% ottenuto.

Buoni acquisti dunque!

N. B. : ovviamente, non ho alcun rapporto di tipo commerciale o lavorativo in generale con il sito Girada.it; il post ha il solo fine di comunicare un’esperienza diretta.

Faccio cose, vedo gente…mi occupo di comunicazione!

L’improvvisazione e la scarsa professionalità, che brutte bestie!

La lingua batte dove il dente duole, dicevano gli antichi, ma proprio non ce la faccio  a starmi zitto, non ce la faccio ad assistere inerme alla decadenza di un ruolo importante, quello del comunicatore.

Senza entrare nel merito delle pur grandi differenze che passano tra i vari mezzi di comunicazione, in tutti i casi è richiesta comunque la professionalità minima per poter acquisire una certa autorevolezza.

E se nel caso della stampa “tradizionale” ci pensa l’appartenenza all’Ordine dei Giornalisti a fare da filtro, in altri ambiti è l’improvvisazione e la legge della giungla a regnare, con i risultati che spesso si possono vedere.

“Faccio comunicazione” diventa allora la formula magica con la quale personaggi senza arte né parte vanno in giro mendicando oboli a sprovveduti imprenditori, convinti che l’investimento promozionale non sia appunto un investimento ma piuttosto una spesa inutile, per la quale destinare un budget misero.

E vai allora con il social manager improvvisato, quello che condivide contenuti poco interessanti (se va bene) o che comincia a taggare come un folle tutto il taggabile, alla ricerca di qualcuno che gli dia retta.

C’è poi l’addetto stampa farlocco, il mio preferito, quello che manda un comunicato (in violazione della legge) dicendo che il suo prodotto/evento è il migliore, sperando che qualche testata glielo pubblichi per sfinimento.

Ci sono poi i webmaster che fanno i siti tutti uguali, cambiando solo intestazione e colori di base; i copywriter e i content manager che riciclano i contenuti, fino agli pseudo-influencer che si atteggiano anche se hanno un pubblico fuori target per la gran parte delle aziende con le quali collaborano.

Ripetiamolo ancora una volta: la comunicazione è una cosa seria! Se stai dando 50 euro al mese a qualcuno per “curartela”, sappi che stai buttando quei soldi. Tanto vale darli in beneficenza, saranno stati molto più utili!

Rappresentazioni Classiche a Siracusa: l’emozione di sedersi sulla storia

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto

La mia città, Siracusa, ha un passato molto più glorioso del suo presente e di quello i suoi abitanti si vantano, quasi si crogiolano. Forse sbagliamo, ma credetemi, o facciamo così o davvero ci resta la disperazione!

Non faccio di certo parte della schiera dei disfattisti di professione, di quelli che cioè godono nel dipingere la propria città come una cloaca ma, seppur a malincuore, Siracusa – amatissima dai turisti – offre purtroppo più ostacoli che opportunità per essere visitata, a cominciare dall’annoso problema dei trasporti. E però…

L'immagine può contenere: una o più persone, cielo, albero, spazio all'aperto, natura e acqua

E però, ci sta lui, sua maestà il Teatro Greco. Ogni anno grazie all’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) su questa maestosa opera architettonica, scavata interamente nella roccia, vengono riprodotte le tragedie e le commedie dei più importanti autori della storia classica, da Eschilo a Sofocle, da Euripide ad Aristofane, per la gioia degli appassionati e degli ex studenti di ogni Liceo Classico che si rispetti.

Sedersi su quelle pietre, credetemi, permette un immediato salto nel tempo. Si viene catapultati a oltre 2500 anni fa (a proposito: quest’anno Siracusa compie ben 2750 anni!), ci si immagina circondati dai figli di Corinto, entusiasti e pronti a ripartire da zero in questa nuova e lussureggiante terra, lambita dal mare, baciata dai venti, benedetta dalla terra fertile. Ci si sente orgogliosi del proprio sangue greco, si dimentica per un’ora e mezza il ritardo clamoroso dei bus navetta, il traffico asfissiante, la differenziata al 5%, e si torna ad essere fieri, quasi a guardare come barbari i popoli “oltre confine”, costretti ad utilizzare il nuovo servizio di traduzione simultanea messo in campo dall’Inda.

Il consiglio, totalmente disinteressato a livello economico ma dato da vero amico, è quello di stare almeno tre giorni a Siracusa nel periodo primaverile, due da dedicare alle tragedie di quest’anno – I sette contro Tebe di Eschilo e Le Fenicie di Euripide – e il terzo da dedicare alla città, all’isola di Ortigia, ai vicoli più nascosti e pittoreschi. Dal 29 giugno poi arrivano pure Ficarra e Picone per Le Rane di Aristofane ma di biglietti credo ne siano rimasti pochissimi!

Per sapere tutto su trame, programma, biglietti e anche per trovare qualche posto interessante dove dormire e dove mangiare a Siracusa, potete cominciare a dare un’occhiata al portale Fuori Teatro, in costante aggiornamento.

Sono sicuro che poi mi ringrazierete!

La libertà di stampa è una cosa che si mangia

Oggi, 3 maggio, si festeggia la libertà di stampa.

In Italia, grazie alla nostra Costituzione in teoria questo concetto è addirittura recepito come uno dei cardini della democrazia. Che rivoluzionari questi padri costituenti!

Il concetto di libertà di stampa non è però astratto o puramente ideale come a volte sembra ascoltando le solite chiacchiere da salotto: in realtà la libertà di stampa è una cosa concreta, una cosa “che si mangia” ma che però, spesso, non fa mangiare.

Cerco di spiegarmi meglio.

Per mesi certi loschi figuri che di democrazia non ne capiscono un tubo additavano la stampa italiana, agli ultimi posti nelle classifiche internazionali riguardo alla libertà, come serva e prona ai poteri forti.

In realtà per troppo tempo questa classifica è stata letta al contrario, visto che il motivo del posto così in basso era proprio il coraggio e la libertà di molti colleghi che a causa delle loro inchieste si sono ritrovati incriminati o peggio costretti a essere protetti da una scorta. Tanto che è bastata l’assoluzione dei colleghi Nuzzi e Fittipaldi per la vicenda Vatileaks e come per magia abbiamo riacquistato circa 20 posti.

La libertà di stampa si tocca, si mangia ogni qual volta un collega scrive di un fatto, lo analizza e non bada a chi potrebbe fare arrabbiare. La libertà di stampa diventa un concetto ideale se si permettono querele temerarie e richieste di risarcimento esagerate al solo scopo di intimidire il giornalista.

La libertà di stampa mantiene un senso quando chi scrive si informa, verifica e pubblica una notizia solo se ne è assolutamente sicuro; va a farsi benedire quando, anche se bravo giornalista, cede al fascino del click facile, dell’informazione parziale, della bufala.

La libertà di stampa diventa reale quando chi investe in pubblicità lo fa esclusivamente pensando alla visibilità e al prestigio del giornale e non alla sua linea editoriale; torna ad essere eterea quando la pubblicità viene promessa “solo se…”.

Capita allora che per mantenere fede alla libertà di stampa, ai propri principi e alla deontologia di una professione comunque nobile, risulti difficile mangiare con il proprio lavoro, perché non disposti a sottostare a quel “solo se…”.

E allora oggi dedico questo inutile post a tutti quei colleghi che hanno deciso di tirare la cinghia pur di continuare a camminare a testa alta, magari rimettendoci anche la vita: loro, e soltanto loro, sono l’orgoglio di un’intera categoria.

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A tavola pane e …frustrazione

Quando il modo di dire #maiunagioia divenne virale, oggettivamente cominciò a darmi noia. Usato sempre, comunque e spesso a sproposito, #maiunagioia aveva cominciato a perdere il suo significato di intrinseca protesta contro le ingiustizie della vita per diventare una scusa valida a mostrare petulanza e lamentele inutili in ogni contesto.

Eppure, quando uno come me si siede a tavola, non può che pensare a quanto crudele sia stato il destino…

Figlio di ben tre culture culinarie ben distinte (la siracusana per nascita, la ragusana e la calabrese per discendenza), di fatto mi ritrovo a scandire i momenti della giornata e finanche i ricordi più belli della mia vita sempre legati a un particolare cibo o preparazione.

Per fare un esempio, se qualcuno mi chiede di ricordare un incontro, un evento o qualcosa di simile, la mia memoria mi mette immediatamente a fuoco il menu della cena o del pranzo ad esso collegato, prima ancora degli eventuali commensali. Esempio: “Giovanni ma ti ricordi come era bella Roberta al suo matrimonio?” e io: “come no, c’era un prosciutto cotto glassato al miele che ancora me lo sogno!” e via di seguito.

Adesso è più chiaro comprendere come l’essere costantemente invitato a cene e degustazioni o preparare io stesso i pasti a casa risulti nel mio caso una tortura continua, a causa della pericolosa tendenza a mettere peso che la natura mi ha voluto accollare.

Io ho molti problemi con la cucina dietetica, per così dire: non riesco a tollerare le versioni “depotenziate” delle ricette, quelle cioè che partono da un nome altisonante per poi diventare altro, più insipido e privo di “sostanza”. La carbonara con il prosciutto cotto, la parmigiana con le melanzane arrostite, le cotolette arrostite, il cucchiaino misurato di olio d’oliva…limitazioni, pesi che ostacolano il gusto e rendono la vita di un “diversamente snello” come me senza gioie…anzi, con #maiunagioia.

Il problema è il contesto. Qui da me bastano i profumi di un panificio sperduto per riaccenderti la fame atavica, quella genetica che permetteva alla natura di mettere da parte il grasso necessario a superare i periodi di magra…l’altro problema è che di periodi di magra non ce n’è più.

E poi, ultimo problema, mi piace mangiare bene. Ma forse questo lo avevate già capito!