Nella giornata in cui finisce ufficialmente l’estate, è arrivato il momento di fare un bilancio di questi tre mesi appena passati, sui quali ogni anno si ripongono grandi speranze di recupero – fisico ma soprattutto mentale – dopo mesi di lavoro, stress e preoccupazioni.
Nel corso delle due agognate settimane di ferie di quest’anno, una è stata quasi del tutto occupata da inopportuni temporali estivi pressoché quotidiani; l’altra invece nella lotta, ormai resa famosa dai quotidiani aggiornamenti sui social, contro i ratti che hanno infestato il mio quartiere, arrivando ad entrare pure in casa (al quarto piano eh!).
La guerra con i ratti alla fine, forse, l’abbiamo vinta anche grazie ad un intervento tardivo ma quanto mi desiderato da parte del comune che ha avviato una campagna di derattizzazione; resta però un evidente bilancio disastroso della parte prettamente vacanziera di questa estate 2018.
Ecco dunque spiegato nel titolo di questo post la qualifica “di merda”; ma perché questa estate è stata al contempo anche la più bella della mia vita?
Semplice: perché mentre lottavo contro i ratti e contro la pioggia, simile ad una nuvoletta di Fantozzi, nella pancia di mia moglie cresceva nostro figlio (o nostra figlia, ancora non si sa!), un pensiero così dolcemente sconvolgente che quando, per un motivo qualunque mi trovavo per un attimo triste o abbattuto, mi bastava ricordarlo per far tornare la luce nella mia vita!
Non sarò in questa sede smielato o stucchevole, ma credetemi questa notizia è davvero la più strana della vostra vita, un vero e proprio bivio dal quale tutto, ma proprio tutto, sarà diverso.
Spesso mi chiedono: “quale è stato il tuo primo pensiero quando hai saputo di aspettare un bambino?”
Ebbene, dopo la gioia iniziale, immediatamente mi è arrivato un senso di sconforto: “con quale coraggio si possono mettere al mondo figli in un contesto come questo, fatto di precarietà e di incertezze praticamente in ogni campo?” mi domandavo…ma la risposta è venuta spontanea poco dopo, perché saremo noi a dargli (o darle) le opportunità di fare le scelte nella sua vita, ma le decisioni finali dovranno essere le sue.
Immediatamente dopo mi sono chiesto se io, Giovanni Polito, sarei stato un bravo padre. A questa domanda, invece, non ho dato una risposta diretta…mi sono soltanto detto che ci proverò al massimo delle mie capacità.
Abbiamo pianto, abbiamo riso, ci siamo preoccupati e ci siamo elettrizzati, di sicuro però io e mia moglie stiamo vivendo un’avventura per noi unica e irripetibile che resterà scolpita in maniera indelebile nella storia delle nostre vite.
Con la forza dell’amore, siamo sicuri che insieme potremo superare tutte le difficoltà.