Quando vengo chiamato a dare il mio contributo a sostegno di una campagna elettorale, il mio apporto di solito è vario e anche piuttosto eterogeneo.
Solitamente mi occupo di tutto ciò che deve essere scritto (locandine, siti internet, pagine social), della creazione e della gestione dei profili social, dei testi di spiegazione e introduzione ad eventi o iniziative varie, ma non solo.
Spesso mi occupo anche della parte burocratica o del cerimoniale (istanze, richieste di permessi ecc), dei testi degli inviti, dei rapporti tra la parte strettamente tecnica del team e il candidato oltre ovviamente ai rapporti tra il candidato e i giornalisti…insomma una specie di “scriba” tutto fare se così si può dire.
Nel corso della campagna elettorale per la sindacatura di Priolo Gargallo, dove mi sono trovato a sostenere la lista Prospettiva Priolo Gargallo e il suo candidato Alessandro Biamonte, ho potuto sperimentare una nuova “skill” che non sapevo di possedere, ovvero la capacità di scrivere un (breve) testo di prosa.
Nello specifico, il testo che leggerete tra poco ha fatto da introduzione alla famosa canzone colonna sonora di tutta la campagna elettorale di Biamonte, ovvero “La canzone della Prospettiva”; quello che segue è dunque il mio testo, scritto pensando ai circa 40 anni che mio padre ha passato lavorando nella zona industriale di Priolo Gargallo. Subito dopo invece troverete il video, creato dal maestro e amico Peppe Migliara, nel quale la splendida voce di Marco Muzzicato rende davvero emozionante il testo, seguito dai giovani artisti di Priolo che invece cantano e ballano la canzone della Prospettiva.
Non so se vi piacerà (o se vi è piaciuto), di sicuro però, ancora adesso, quando lo sento mi emoziona tantissimo. E tanto basta, almeno per me!
“Alla gente di Thapsos, poco interessava della ricchezza e delle cose materiali…
Il cuore di chi viveva nella penisola Magnisi si riempiva da solo ogni giorno, guardando lo spettacolo del sole che nasceva e la magnificenza della luna che con il suo pallido alluciare, toglieva i colori alla macchia, per poi restituirli, la mattina dopo, ancora più luccicanti…
E’ proprio strano stu purzuddu di terra di Sicilia: mentre altrove si andava via per trovare travagghiu, qua c’era il boom, così lo chiamavano, c’era la fila per trasiri in fabbrica e sistemarsi per tutta la vita, dicevano, pure i figghi e i nipoti…
A Priolo però, u vilenu si stava cominciando a sommare. Non solo u vileno i l’aria, ill’acqua, ra terra, ma u vileno del cuore, quello più pericoloso.
La gente di Thapsos, guidata nel tempo da persone che avevano dimenticato il vero significato della bellezza, aveva smarrito il senso di appartenenza, quella scintilla interiore che le permetteva di essere una vera comunità…
Alla gente di Thapsos, mancava proprio una nuova prospettiva…
Cu na matita in mano, possiamo provare davvero a cambiarla questa prospettiva…disegniamo insieme il futuro della città!”