Ve lo dico in premessa, questo sarà un post sdolcinato.
D’altronde, la nascita di una figlia non è un evento di quelli che capitano spesso, quanto meno di questi tempi, dove l’indice di natalità, almeno in Italia, segna spesso dati negativi.
Quando l’ostetrica, con grande pazienza e perizia, mi ha messo tra le braccia mia figlia, ho avvertito una sorta di esplosione dentro di me, ma non di quelle brutte. Una fortissima scarica di adrenalina, mista ad una sensazione di grande benessere…un groppo enorme che partendomi dallo stomaco si è poi trasformato in un pianto di gioia con i singhiozzi, del tipo di quelli che da piccolo facevi quando cadevi dalla bicicletta. Solo che stavolta, dalla bicicletta non volevo più scendere!
Miracolo, questa è la parola più utilizzata in questi casi. Il miracolo del concepimento, quello della gestazione, quello della nascita senza per fortuna problemi di sorta. Una catena di miracoli di cui ti rendi conto soltanto quando la tieni finalmente tra le braccia.
A pensarci bene è una cosa strana: tu quell’esserino lì non lo conosci mica. La madre lo ha tenuto dentro di sé per 9 mesi, e quasi quasi hai invidiato quel rapporto così intimo e così unico, senza però invidiare i fastidi e i dolori della gravidanza prima e del parto poi.
Adesso che vi siete conosciuti, è stato proprio un colpo di fulmine: tu ti immobilizzi per ore a guardarla, notando i più piccoli atteggiamenti e ogni novità nei gesti, ma non ti annoi mai. Sembra di guardare una maratona della tua serie TV preferita, solo che non ti si stancano mai gli occhi!
Lei sembra pian piano apprezzare. Non sa chi sei, non sa chi è questo omone che se la prende quasi tutta in una mano, ma alla fine non le dispiace. In fondo è comodo, è morbido, sussurra frasi dolci ed è pure abbastanza caldo. Mi guarda con uno sguardo tra il perplesso e l’incuriosito, della serie “non sei la mamma, ma alla fine sei passabile!”
Mi sono innamorato, nel senso più puro del termine. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di lei, esco e vado a lavorare con l’occhio all’orologio, sperando di rivederla al più presto. Dormiamo poco per adesso, ma non ci interessa tanto, perché un suo mezzo sorriso cura ogni malanno.
Stiamo imparando a riconoscere ogni suo verso, ma da questo punto di vista la mamma non si può battere, è come se in mia moglie si fosse attivato il “senso di ragno”, in grado di distinguere ogni bisogno di sua figlia solo dalle sensazioni trasmesse. Sono sposato con spiderwoman, e ne sono orgoglioso!
Queste prime due settimane sono state memorabili: la nostra Chiara è stata circondata dall’affetto di parenti, amici, conoscenti. Ci siamo sentiti amati e coccolati e lei è arrivata delicatamente, quasi in punta di piedi, ma ha stravolto, in positivo, le nostre vite.
So già che tra 14 anni, visto che il web non dimentica nulla, magari rileggerà queste parole e mi prenderà in giro imbarazzandosi. Allora mi rivolgo a te, Chiara del futuro quattordicenne che leggi le parole di un papà innamorato pazzo: grazie di esistere, grazie di essere arrivata nelle nostre vite. Speriamo di averti restituito in questi anni almeno un decimo della gioia che tu hai trasmesso a noi!